La crescita della popolazione mondiale ha portato a un aumento della richiesta di carne. Un dato di fatto dal quale è partita tutta una serie di problemi, che spaziano dall’insostenibilità a livello ambientale degli allevamenti alle condizioni in cui versano gli animali. La maggior parte dei terreni agricoli è coltivata per fornire cibo agli animali di cui ci nutriamo (con la conseguente deforestazione) e questi ultimi vivono, nella maggior parte dei casi, in luoghi completamente inadatti dal punto di vista etologico, senza contare che il sovraffollamento degli allevamenti intensivi può facilmente innescare malattie contagiose. Da qui, l’idea di trovare alternative alla carne che soddisfino il palato e, al tempo stesso, abbiano un impatto minore sull’ambiente.
Tra queste, la più conosciuta – al di là di burger, polpette et similia, già presenti da diversi anni sugli scaffali dei supermercati – è la carne coltivata, probabilmente perché, negli ultimi tempi, è stata al centro di un acceso dibattito che vede contrapporsi chi la esalta come cibo del futuro e chi, invece, la considera un prodotto da boicottare senza se e senza ma.
Un’alternativa di cui invece si parla di meno, ma che comunque è interessante sia dal punto di vista organolettico che a livello di sostenibilità ambientale è rappresentata dalla carne stampata in 3D. Ma di cosa si tratta? E qual è il suo gusto? Può davvero essere un sostituto della carne tradizionale sulle nostre tavole? Vediamo di rispondere a tutte queste domande.
La carne stampata in 3D ha catturato in breve tempo l’interesse degli investitori, tanto che la previsione è che nel 2030 il mercato riguardante questo prodotto a livello globale crescerà dai 178,64 miliardi di dollari del 2023 fino a 504.88 miliardi di dollari. Il motivo di questo successo è presto detto: la carne stampata in 3D ha un ridotto impatto sull’ambiente, è rispettosa del benessere animale, è personalizzabile e anche economica, perlomeno a paragone di quella coltivata.
A oggi esistono diverse tipologie di carne stampata in 3D, a base sia animale – manzo, maiale, pollo, pesce e frutti di mare – che vegetale. Consideriamo innanzitutto quest’ultima, un prodotto del tutto simile alla carne autentica in quanto a consistenza, sapore e aspetto ma realizzata con ingredienti come acqua, legumi, oli vegetali e verdure. La prima bistecca vegetale che vantava proprietà nutrizionali identiche al suo equivalente animale – con il 60-70% di acqua e il 20% di proteine – è stata stampata nel 2018. Da lì, il mercato della carne stampata in 3D ha cominciato la sua ascesa, fino ad avere oggi prodotti a base vegetale che somigliano in tutto e per tutto alla carne tradizionale.
Come abbiamo detto, tuttavia, esiste anche la carne stampata in 3D realizzata a partire da cellule animali. La sperimentazione in questo campo è iniziata nel 2020, quando una nota catena di fast food statunitense ha iniziato a stampare nuggets di pollo in 3D; nel 2021, una startup israeliana ha sviluppato un metodo che riproduce, in condizioni controllate, il processo di rigenerazione muscolare che avviene all’interno dell’organismo dei bovini: miscelando cellule adipose, fibre muscolari e altre sostanze naturalmente presenti nel corpo di una mucca si ottiene un bionchiostro da utilizzare per la stampa in 3D. Il risultato? Una carne che replica esattamente non solo l’aspetto e la consistenza, ma anche il gusto di quella tradizionale.
Uno degli elementi che i fautori della bistecca tradizionale contestano alle alternative alla carne riguarda, in particolare, il gusto: un pezzo di carne coltivata o stampata in 3D non sarai mai equivalente, da un punto di vista organolettico, a un pezzo di carne ricavata da un animale.
Ma è davvero così? In realtà pare proprio di no, visto che numerosi critici gastronomici hanno ormai testato non solo la carne coltivata ma anche quella stampata in 3D, sostenendo che, sia alla vista che al palato, le differenze con la carne tradizionale siano praticamente nulle. Ciò significa che, ancora più della carne coltivata, rispetto alla quale esistono molte più criticità, legate soprattutto ai consumi energetici e ai costi, la carne stampata in 3D si pone oggi come una delle migliori alternative alla carne tradizionale.
Una bella notizia per chi, per motivi come il benessere animale o l’impatto ambientale degli allevamenti, vorrebbe rinunciare alla carne ma non ci riesce.
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