I pazienti affetti da particolari patologie – come, per esempio, la disfagia – sono tenuti a seguire una dieta formulata appositamente per le loro esigenze, che sia in grado di assicurare i nutrienti necessari per il corretto funzionamento dell’organismo.
Prima di considerare quale può essere un modello di menu adatto per un paziente disfagico, è opportuno conoscere qualcosa di più sulla disfagia. Con questo termine si indica genericamente una difficoltà di deglutizione, che può essere più o meno grave a seconda dei casi.
Il disturbo può colpire persone di tutte le età, anche se i più vulnerabili si dimostrano gli anziani, e si manifesta con sintomi tipici, quali:
dolore durante la deglutizione;
sensazione di avere il cibo bloccato a livello dello sterno;
rigurgito;
conati di vomito o tosse nel momento in cui si cerca di deglutire;
bruciore di stomaco;
dimagrimento;
scialorrea (eccessiva salivazione);
alitosi, secondaria alla fermentazione del cibo che ristagna nell’esofago.
Le cause della disfagia possono essere molteplici: generalmente, il disturbo è una conseguenza di patologie sottostanti, che possono interessare il sistema nervoso, essere di tipo oncologico oppure derivare dalla presenza preesistente di reflusso gastro-esofageo. Se non curata, la disfagia può comportare rischi anche severi, il principale dei quali consiste nella deviazione del normale percorso del cibo dalla bocca all’esofago e, quindi, allo stomaco; nei pazienti affetti da disfagia può accadere che il cibo finisca nelle vie aeree, comportando un aumento del rischio di soffocamento.
Una volta diagnosticata la disfagia è necessario stabilire, insieme al proprio medico curante, un piano terapeutico, all’interno del quale è inclusa anche l’adozione di una dieta specifica. Nei casi meno gravi, il paziente può alimentarsi normalmente a seguito di un semplice intervento chirurgico, durante il quale viene immesso un endoscopio, in grado di allungare ed espandere la larghezza dell’esofago.
Se invece la disfagia è più seria, esistono altre opzioni da valutare:
la terapia della deglutizione, che prevede la messa in atto di particolari esercizi per deglutire;
la nutrizione enterale, che comporta l’inserimento di un sondino all’interno dell’esofago del paziente, in modo da poterlo nutrire adeguatamente;
l’adozione di una dieta ad hoc con cibi facili da deglutire ma che risulti comunque bilanciata.
Un esempio di menu per un paziente disfagico include:
carboidrati, sotto forma di creme di riso, semolino, purè di patate;
frullati di carne (polpette, hamburger) e di pesce (platessa e altri filetti morbidi), formaggi morbidi (per esempio stracchino), yogurt e latte addensato;
verdure passate (è consigliabile evitare quelle molto fibrose o filamentose, difficili da deglutire);
frullati o mousse di frutta;
budini, gelati, dolci al cucchiaio come dessert;
per i più gourmet, flan, sformati e soufflé morbidi.
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