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L’alimentazione del paziente disfagico: cosa c’è da sapere

Alimentazione paziente disfagico

I pazienti affetti da particolari patologie – come, per esempio, la disfagia – sono tenuti a seguire una dieta formulata appositamente per le loro esigenze, che sia in grado di assicurare i nutrienti necessari per il corretto funzionamento dell’organismo.

Cos’è la disfagia

Prima di considerare quale può essere un modello di menu adatto per un paziente disfagico, è opportuno conoscere qualcosa di più sulla disfagia. Con questo termine si indica genericamente una difficoltà di deglutizione, che può essere più o meno grave a seconda dei casi.

Il disturbo può colpire persone di tutte le età, anche se i più vulnerabili si dimostrano gli anziani, e si manifesta con sintomi tipici, quali:

  • dolore durante la deglutizione;

  • sensazione di avere il cibo bloccato a livello dello sterno;

  • rigurgito;

  • conati di vomito o tosse nel momento in cui si cerca di deglutire;

  • bruciore di stomaco;

  • dimagrimento;

  • scialorrea (eccessiva salivazione);

  • alitosi, secondaria alla fermentazione del cibo che ristagna nell’esofago.

Le cause della disfagia possono essere molteplici: generalmente, il disturbo è una conseguenza di patologie sottostanti, che possono interessare il sistema nervoso, essere di tipo oncologico oppure derivare dalla presenza preesistente di reflusso gastro-esofageo. Se non curata, la disfagia può comportare rischi anche severi, il principale dei quali consiste nella deviazione del normale percorso del cibo dalla bocca all’esofago e, quindi, allo stomaco; nei pazienti affetti da disfagia può accadere che il cibo finisca nelle vie aeree, comportando un aumento del rischio di soffocamento.

Il menu per il paziente disfagico

Una volta diagnosticata la disfagia è necessario stabilire, insieme al proprio medico curante, un piano terapeutico, all’interno del quale è inclusa anche l’adozione di una dieta specifica. Nei casi meno gravi, il paziente può alimentarsi normalmente a seguito di un semplice intervento chirurgico, durante il quale viene immesso un endoscopio, in grado di allungare ed espandere la larghezza dell’esofago.

Se invece la disfagia è più seria, esistono altre opzioni da valutare:

  • la terapia della deglutizione, che prevede la messa in atto di particolari esercizi per deglutire;

  • la nutrizione enterale, che comporta l’inserimento di un sondino all’interno dell’esofago del paziente, in modo da poterlo nutrire adeguatamente;

  • l’adozione di una dieta ad hoc con cibi facili da deglutire ma che risulti comunque bilanciata.

Un esempio di menu per un paziente disfagico include:

  • carboidrati, sotto forma di creme di riso, semolino, purè di patate;

  • frullati di carne (polpette, hamburger) e di pesce (platessa e altri filetti morbidi), formaggi morbidi (per esempio stracchino), yogurt e latte addensato;

  • verdure passate (è consigliabile evitare quelle molto fibrose o filamentose, difficili da deglutire);

  • frullati o mousse di frutta;

  • budini, gelati, dolci al cucchiaio come dessert;

  • per i più gourmet, flan, sformati e soufflé morbidi.

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